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Note di lettura al pittore Giò Cascone del Maestro Benito Sipoli

Una struttura colorata e labirintica dalle direzioni che sfuggono a qualunque numerazione. Un esempio profondo ad un’alternativa non certamente di facile comprensione.

Polimaterico esigente…

Polimaterico riflettente…

Riflessivo polimaterico…

Polimaterico quotidiano di una vita la cui apparenza nasconde con il sintomatico sorriso l’inquietudine inconscia. Capace di scarnificare gli elementi pur di ricavarne il colore che lo aiuti ad esprimere la sua emozione multiforme. Una capacità limitata dall'uomo, il quale artisticamente vuole rivendicarsi come ricompensa alla vita che lo accomuna. Tangibile al parallelismo esistenziale di un ordine da lui rivoluzionato per narrare la musicalità della metamorfosi inconscia. Una musicalità universale incorporata non solo dagli elementi adoperanti, ma anche dalle poche parole che usa per esprimersi come per non vanificare niente nel più assoluto rispetto. Ho una testimonianza diretta senza cornice. Una musicalità spesso traboccante nella cromaticità della superficie che lo limita – se fosse colore, dovrebbe trovarsi il pittore capace di usarlo per le sfumature egocentriche e accontentarlo con gli occhi suoi stessi, abili scrutatori di guardare dentro la materia. Una materia globale e non globalizzata dal predominante e avido consumismo. Un guardare libero e “affascinoso” intento ad esaltare ogni singolo colore, corredandolo di carica emotiva  ma non comune.

Un guardare simultaneo con accentuate eccentricità metriche e asimmetriche di una inestimabile visione ritmica tanto quanto cromatica di un eterno divenire iniziale. Lui stesso è l’inizio di quello che sfugge espandendosi verso toni accesi e acuti. L’artista si concede all'uomo ma ahimè è costretto ad una progressiva ristretta espressiva. Il suo  perpetuum… nobile lo trascina a volte… ma spesso sono destinate alla decomposizione. Un artista il Giovanni che non annovera affratellamenti nelle sue affermazioni. Nel catalogo, presenta l’evoluzione di un tempo dentro il quale un “effimero”… sorriso lo ha travolto come fosse una foglia destinata ad apparire sul ramo vitale per poi lasciarlo... grazie alla sua forza ne ha tratto la sopravvivenza per farne cibo di quotidianità. Una quotidianità atta a nutrire i suoi demoni dell’angoscia metafisica incorporante…

-Giovanni, artisticamente li veste con i panni veri dell’autunno, come per dire al suo simile non spaventarti…  anche noi come foglie cadendo sperdiamo il nostro rumore nell'umana foresta. In fondo alla “valle…” c’è spazio per il tempo stesso affinché nessuno si lamenta di passare in fretta. – artisticamente Giovanni lo domina, dando visione alla decomposizione di due scheletri che anonimi non sono.

È la sua visione prospettica nel quadro universale dello spazio pennellato…!

Nella visione d’insieme ogni piccolo sfumare è l’alba della fonte del colore successivo, per dare appunto la speranza a non rassegnarsi per poter ricominciare ove immaginare è fine a se stesso e non più a “fuggire…” dalla realtà…

È la visione dello spazio mentale dentro il quale se stesso ascolta la musica che tu hai dato come tramite ai colori visibili magistralmente diluiti polimatericamente autorevoli, sfuggenti alle regole e alla incrostazione di una lettura ricamatrice. Inconsciamente aiuta però a difendersi dall'oblio e del non sapere, anche davanti alla “paletta” di un rupestre fico d’india essiccata per assorbire i colori di una presenza magica e non stentoria…

È la magia artistica dell’uomo universale senza “scadenza liturgica”. L’uomo come tale usa la materia come tramite senza avere apparentemente di farle presenziare cromaticamente. Nessuno infatti prevale o domina l’altro, fermo restando la fobia della prospettiva paladina. La materia di più elementi empaticamente fa parlare l’anima dell’uomo Giovanni con l’espressione libera “elegiaca”, gaudendo l’ardore mentale dell’artista. Attraverso il colore l’armonia cromatica ricompensa non so quanto “lui”. – “l’ermeneuta” certamente ne rimane sconvolto tanto quanto affascinato. Di facile presa, ma di difficile digeribilità se psicologicamente non sei preparato. Una preparazione che deve affrontare i suoi grandi spazi nematicamente coltivati di realtà quotidiana, altrimenti,  si rimane attaccati alla banalità e alla presunzione della propria ignoranza. Viaggiare nella sua immensità cromatica, la mente con le ali dorate, raggiunge il suo confine e la sua dimora.

Benito Sipoli

Primo Classificato - Palazzo Ferrajoli, Roma

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